martedì 9 giugno 2009

CENSIMENTO DI LUNEDI 15 GIUGNO

Roma 8 Giuno 2009 -Ieri sera al Casilino 900, Najo adzovic si è riunito con gli altri rom del Casilino 900, per informarli sul Censimento che verrà effettuato al campo il prossimo lunedì.
Il dibattito è stato molto accesso. Incomprensioni, paura, rassegnazione e senso di latitanza erano protagonisti principali su uno sfondo polemico che comprendeva bambini, anziani, padri e madri di famiglia.
Il timore più forte è quello che si ripeta ciò che è accaduto durante l'ultimo censimento dell'inverno scorso.
"Le forze dell'ordine si presenteranno lunedì con la calma più sfacciata per tenerci buoni, faranno le loro foto, i loro controlli, dopodichè torneranno a distanza di qualche giorno, senza preavviso..magari alle 3 del mattino come l'ultima volta, entraranno nelle nostre baracche e ci porteranno via lasciando soli mogli e bambini." Ha detto uno degli ex porta voce del campo.
"Mio figlio è nato in italia, si è fatto una famiglia qui, i suoi bambini vanno a scuola, non ha precedenti, cerca di lavorare come può e per colpa del mio essere jugoslavo non ha un permesso di soggiorno. Sono quasi sicuro che lo porteranno via. Inoltre dovesse morire, per lo Stato italiano lui non è mai esistito!" Ha continuato.
A quanto pare a questa gente non viene concessa neanche un'identità, niente.
Non vorrei schierarmi totalmente da una parte, ma il fatto che le nostre leggi permettano tanto è inaccettabile e di certo un dato di fatto. Siamo l'unico paese ad avere tale atteggiamento, si veda ad esempio la stessa situazione in Francia, dove un rom che risiede nello stesso da 30 anni, ha un permesso di soggiorno, una casa vera e le primarie agevolazioni, già da parecchio tempo.

Ermelinda Coccia
http://casilino900documentario.blogspot.com/2009/06/cosa-scrivono-i-quotidiani-sulla.html

Cosa scrivono i quotidiani sulla situazione del Casilino 900

CRONACA 24
E' in corso a Roma una protesta dei comitati di quartiere contro il campo nomadi Casilino 900. Circa 50 persone si sono radunate in via dei Romanisti. Ci accusano di furti e di accendere fuochi, ma non e' vero - interviene Najo Adzovic, portavoce del campo rom Casilino 900 -. Abbiamo paura, non accendiamo piu' fuochi, come promesso al sindaco, e temiamo possano aggredirci''.-

IL MESSAGGERO
ROMA (28 maggio) - Una cinquantina di persone ha organizzato una protesta contro il campo nomadi Casilino 900. Parzialmente bloccata viale Palmiro Togliatti. I manifestanti si sono radunati in via dei Romanisti. Sul posto la polizia di Stato.Il presidente del comitato di quartiere di Torre Spaccata Bruno Venuta, presente tra gli altri cittadini, ha detto che la manifestazione «non è stata organizzata dal Comitato di Quartiere ma è nata spontaneamente dai cittadini a causa dell'ennesima nube di fiumi tossici provenienti dal campo nomadi». Nessuna minaccia ai rom, spiega, ma l'obiettivo è la richiesta al sindaco di «tutelare i diritti e la salute di chi abita qui».I nomadi: abbiamo paura. «Queste persone hanno megafoni e cartelli - spiega Najo Adzovic, portavoce del campo rom Casilino 900 - e chiedono al sindaco Alemanno di rispettare gli impegni presi e di sgomberarci. Ci accusano di furti e di accendere fuochi, ma non è vero. Abbiamo paura, non accendiamo più fuochi, come promesso al sindaco, e temiamo possano aggredirci».


ROMATODAY
Un quartiere pronto alla rivolta, arrabiato per le promesse mancate delle istituzioni, impaurito dalla microcriminalità e preoccupato per la salute dei suoi cittadini. Benvenuti a Torre Spaccata, una delle tante zone di periferia della Capitale, ai confini tra settimo e ottavo municipio, dove la legalità sembra essere sospesa, con il beneplacito delle istituzioni. Ieri la rabbia dei residenti è esplosa in maniera spontanea e niente affatto organizzata. Una manifestazione che ha bloccato la Togliatti, strada che segna il confine di questo territorio che da anni lotta contro il degrado e l'illegalità dovuti al Casilino 900. Cinquanta persone, scese in strada per dire basta a quel campo rom il cui sgombero doveva essere una priorità del sindaco Alemanno e che invece è ancora lì a provocare rabbia e sconforto ai cittadini. “C'è un'illegalità diffusa”, ci racconta il vice presidente del Comitato Torre Spaccata Antonio Cioffi. “Ogni giorno siamo alle prese con episodi di microcriminalità da parte dei nomadi, ma soprattutto con i roghi e i relativi fumi tossici”.
Ogni sera, denuncia il comitato, c'è un incendio. “Vengono bruciati pneumatici, cavi, plastica”, spiega Cioffi, “e le nostre case ogni sera vengono riempite da diossina. Ieri, esasperati, i cittadini sono scesi in strada, senza sollecitazione alcuna da parte del comitato. E se non verrà risolta la questione siamo pronti a rifarlo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”. Il Sindaco Alemanno aveva promesso interventi, ma come ci conferma Cioffi, nulla, o quasi, è stato fatto: “L'estate scorsa protestammo duramente e a settembre furono messe delle guardie davanti al Campo Rom. I risultati per un po' si videro, ma dopo qualche mese le guardie furono tolte e si è tornati nella situazione di prima”.
La protesta dei cittadini è contro le istituzione. Cioffi ci spiega anche una situazione piuttosto particolare che complica ancora di più la situazione: “Torre Spaccata di fatto si trova nell'ottavo municipio, mentre il campo del Casilino 900 è nel settimo municipio. Il problema è che nel settimo municipio non vivono gli stessi disagi che viviamo noi. In passato ci siamo mobilitati ed abbiamo chiesto interventi all'ottavo municipio, al settimo, al Comune. Nessuno però ha preso provvedimenti. Stavolta continueremo a protestare, fin quando nessuno ci darà ascolto”.

IL MESSAGGERO
ROMA (16 maggio) - Lavori e vigilanza nei campi regolari dal 1° giugno, più fondi dal governo per concretizzare un lavoro che punta «a coniugare legalità e integrazione». Il piano nomadi per Roma entra nella fase dell’applicazione concreta. L’annuncio arriva dal sindaco Gianni Alemanno, dopo l’incontro di ieri mattina con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il prefetto Giuseppe Pecoraro: «Abbiamo fatto un briefing per fare il punto sul piano nomadi, che esporremo subito dopo l’inizio dei lavori, stabilito per il primo giugno». Ma non solo: il Campidoglio ha chiesto al Governo altri fondi, per gestire nei prossimi due anni la progettata “rivoluzione” del piano nomadi. Si comincerà dai lavori in tre campi, scelti tra quelli che resteranno attivi: «Il lavoro prevede la bonifica, il miglioramento delle condizioni igieniche e di sicurezza - spiega Alemanno - Una cosa deve essere chiara: non saranno più tollerate attività illegali all’interno dei campi, come spesso è avvenuto in realtà come il Casilino 900. Le nuove strutture non saranno più dei territori fuori dalla legge. La vigilanza privata garantirà due aspetti fondamentali: nelle strutture potranno entrare soltanto le persone autorizzate e, all’interno, non si potrà più condurre attività criminose». La durata dei lavori sarà di circa tre mesi: «Puntiamo a completare l’intervento nei primi tre campi entro la fine dell’estate - sottolinea il sindaco - Entro la fine dell’anno completeremo tutto il quadro, che prevede la ristrutturazione dei sette insediamenti realizzati e la realizzazione di un nuovo campo». Già nota la lista dei campi nomadi che resteranno attivi: Candoni, Castel Romano, Gordiani, Lombroso, Salone, Cesarina e River. A questi, come ha più volte annunciato il prefetto, dovranno essere aggiunte altre aree, probabilmente due o tre. Ma niente maxi-campi. «Abbiamo già emesso il bando di gara per l’assegnazione del servizio di vigilanza privata nei campi, che sarà assegnato venerdì prossimo - dice Sveva Belviso, assessore capitolino alle politiche sociali - Dal 1° giugno le guardie giurate cominceranno a lavorare, anche durante gli interventi di ristrutturazione dei campi, per far rispettare la legge e le norme contenute nel regolamento dei campi nomadi a Roma e nel Lazio, approvato dalla Prefettura nei mesi passati». Il piano, che quindi diventerà effettivo dall’inizio dei giugno, prevede poi la graduale chiusura degli altri campi nomadi, a partire dal Casilino 900 e da Tor de’Cenci, e la rimozione sistematica dei tanti insediamenti spontanei che sorgono, a macchia di leopardo, nei vari quadranti della città e sulle rive dei due fiumi. Con Maroni, Alemanno ha parlato anche di fondi: «Attualmente abbiamo a disposizione 23 milioni di euro, tra le risorse stanziate da Stato, Regione e Comune - osserva il sindaco - Ma abbiamo chiesto al ministero di mettere altri fondi, per gestire la situazione in questi due anni. I soldi non serviranno solo per i lavori, ma anche per la vigilanza dei campi, che è un’aspetto fondamentale del piano». La fase operativa del piano nomadi «consisterà nel sistemare i campi esistenti, metterli a norma e dove possibile ampliarli - conferma Pecoraro - Una volta acquisita la consistenza degli ampliamenti, decideremo se e dove realizzare nuove aree. Gli eventuali nuovi campi verranno realizzati nei municipi che non li hanno, per fare in modo che tutti i municipi di Roma abbiano la possibilità di ospitare campi nomadi». «Anche noi stiamo vedendo con chiarezza l’effetto delle promesse elettorali di Alemanno - ironizza Pino Battaglia, consigliere provinciale del Pd - che ha il coraggio di congratularsi, da solo, con se stesso, quando dopo tanti schiamazzi, ad un anno dell’insediamento il campo nomadi Casilino 900 è ancora lì e non se ne conoscono i destini». Replica Luca Gramazio, consigliere capitolino del Pdl: «L’unica cosa preoccupante che qualcuno continua ad utilizzare il campo nomadi di Casilino 900 per un’inutile polemica, pretestuosa e a uso personale - sostiene Gramazio - Ribadisco che il campo verrà chiuso al più presto».

lunedì 8 giugno 2009

mercoledì 3 giugno 2009

CANDONI: il campo rom della Magliana

Roma 03/06/2009- Ho messo la sveglia alle 5.00 ieri sera. Alle 7.30 di stamattina camminavo nel campo rom di via Candoni, nel quale vivono due tipi di etnie, quella serba e quella di zingari rumeni.
Strade asfaltate e container in cemento, mi hanno portata al primo confronto con il Casilino 900.
A quest'ultimo si accede per via di una strada sterrata e le dimore della gente sono vecchi camper o baracche autocostruite con legno e lamiera.
Il primo incontro è Antonio, Serbo, si occupa della sicurezza.
"Come mai sei qui?" Mi ha chiesto. Pensando fosse inevitabile, gli ho raccontato del documentario che, assieme ad altri tre ragazzi, sto portando avanti al Casilino 900 e che il lavoro stesso mi ha portata al bisogno di conoscere la vita e la gente di altri campi in modo da non fermarmi su un unica e prima impressione.
"E pensi che con una telecamera sulla spalla riuscirai a conoscerci?"
Ecco l'imbarazzo, la sensazione di diventare più piccola di una formica nel deserto.
Dal momento in cui sono uscita di casa, fino a quello della sua domanda, mi sono chiesta un miliardo di volte perchè avessi deciso di portare la camera con me. Per un mese e più, sono andata al Casilino senza nulla in mano, malgrado fosse forte il desiderio di documentare ogni cosa che mi scorreva davanti.
L'errore, al momento della domanda di Antonio era evidente, perciò non ho fatto altro che riconoscerlo e scusarmi con lui.
La reazione è stata quella di dirmi che non c'era bisogno di giustificarsi, che l'errore è umano e che se avevo intenzione di conoscerli, valeva lo stesso comportamento che avevo avuto con i rom del Casilino 900. Questo non perchè una documentazione sulla condizione del campo è asclusa dall'interesse del campo stesso, ma solo perchè presentarmi in questo modo avrebbe solo messo una barriera tra me e la gente del posto.
Sono salita su uno dei tre autobus gialli che porta i bambini a scuola. Qui il secondo confronto: al Casilino 900 c'è un unico scuolabus per un totale di 700 abitanti, tra i quali i bambini fanno la maggioranza. Ho pensato pertanto che pochi del Casilino frequentano la scuola, a differenza di quello che ci hanno raccontato.
Nel tragitto mi è rimasta impressa Jessica, ho visto i suoi quaderni, osservato a lungo i disegni e chiesto lei di leggermi una frase. Legge molto bene, normali difficoltà di un bambino medio delle elementari.
Da grande vorrebbe fare l'insegnante, non mi ha saputo spiegare il perchè ma si teneva in faccia l'entusiasmo tipico di chi sogna di diventare qualcuno.
Davanti alla scuola è stata lei a prendermi per mano, allora l'ho accompagnata su per le scale, fin davanti l'entrata della I d, dove ci siamo salutate.
Al ritorno verso il campo ho parlato con Daniela, Serba di 35 anni, madre di quattro figli, tre maschi e una femmina di quindici anni, sposata quest'ultima con un ragazzo rom di 18.
Tra quattro mesi Daniela diventerà nonna.
Ho portato a casa un'altra fetta di questa cultura mal raccontata dai mass media, i quali non fanno che impaurire la gente, piuttosto che invitarli a prendere una posizione soggettiva delle cose. Una fetta differente da quella gia assaggiata lungo il viaggio al Casilino 900, sia per le condizioni di vita, sia per la gestione del campo, ma comunque sempre riconoscibile dalle usanze, dai comportamenti e dal calore, insiti in tutti quelli che ho incontrato.